Finanzieri sequestrano 1500 chili di sostanza stupefacente, coinvolti anche residenti in provincia di Trento
Le indagini erano partite a ottobre del 2020, in Veneto, dopo che i militari avevno trovato oltre 6mila piante di canapa in un fondo agricolo
Un maxi-sequestro di sostanza stupefacente da parte della Guardia di Finanza ha smantellato una filiera commerciale illegale. Diverse le province dove sono stati disposti i sequestri, anche in quella di Trento. I finanzieri del comando provinciale di Padova, a conclusione di un’indagine diretta dalla Procura della Repubblica di Rovigo, hanno ricostruito l’intera filiera commerciale e la relativa rete di produzione, distribuzione e vendita della canapa della varietà “Antal” (illegale già dall’inizio del 2019, in quanto cancellata dal catalogo comune delle varietà delle specie di piante agricole ammesse nell’Unione europea, ai sensi dell’art. 17 della direttiva 2002/53/CE del Consiglio del 13 giugno 2002), sottoponendo a sequestro, nel corso di molteplici interventi eseguiti su tutto il territorio nazionale, 1.035 chili di canapa, 320 chili di infiorescenze della stessa pianta, 230 chili di hashish, 45 chili di semi, nonché 6.280 piante.
Indagini
Le indagini erano state avviate, nell’ambito del dispositivo permanente di contrasto ai traffici illeciti, dai militari della Compagnia di Este, i quali, nel mese di ottobre 2020, avevano riscontrato la presenza di oltre 6mila piante di canapa, dislocate in un fondo agricolo nel Comune di Pernumia, risultato formalmente adibito a coltivazione di asparagi da parte di una società agricola locale. Le successive analisi chimico-tossicologiche, effettuate allo scopo di determinare le specie delle varietà rinvenute e il relativo contenuto di principio attivo di THC (tetraidrocannabinolo), avevano permesso di acclarare che gran parte della piantagione era costituita dalla varietà “Antal”, le cui sementi sono proibite per la libera coltivazione in ambito europeo poiché generano raccolti con concentrazione di THC estremamente instabile. Lo sviluppo delle indagini aveva consentito alle Fiamme Gialle di rilevare come l’intera piantagione fosse stata allestita per un’altra impresa agricola di Padova, sprovvista delle prescritte autorizzazioni rilasciate dal Ministero della Salute, che, a sua volta, si era approvvigionata di semi da un rivenditore di Pisa dopo che la varietà in esame era stata bandita dal territorio dell’Unione europea, in violazione delle disposizioni di legge in materia (secondo cui l’utilizzo di derivati della canapa, purché prodotti da specie ammesse, è consentito esclusivamente per l’autoproduzione energetica aziendale ovvero quale fibra per la bioedilizia o per cosmetici ed alimenti). L’azienda, in realtà, produceva anche in proprio e, conseguentemente, immetteva in commercio la citata varietà illegale, commercializzandola attraverso rivenditori di infiorescenze di canapa e derivati in Italia e in Francia.