Cronaca

Sgominata la banda delle gioiellerie

Da Reggio Emilia all'Alto Garda per razziare le gioiellerie: due, fingendosi marito e moglie, riuscivano a distrarre il personale mentre altri due complici facevano sparire i preziosi. Quattro mesi di indagini hanno permesso ai carabinieri di Riva del garda di ricostruire il modo di agire della banda ed identificarne i membri, due arrestati e due denunciati a piede libero

Quattro mesi di indagini serrate, "alla vecchia maniera" spiegano i carabinieri del Nucleo Operativo di Riva del Garda, hanno portato all'arresto di due malviventi, zio e nipote, entrambi georgiani residenti a Reggio Emilia, indicati come gli autori, insieme ad altri due complici, di un furto da 5000 euro in una gioielleria di Arco e di un altro da 30.000 in una gioielleria di Malcesine. Niente intercettazioni, ma piuttosto appostamenti e pedinamenti in abiti borghesi hanno permesso ai carabinieri di ricostruire la vita della "banda" tra Riva, Verona e Reggio Emilia.

Insieme ai due arrestati sono state denunciati a piede libero anche un connazionale trentaduenne ed una donna russa, sarta, cinquantenne, entrambi incensurati. Secondo gli inquirenti i quattro agivano come una vera e propria organizzazione a delinquere, scegliendo territori lontani dal luogo di residenza dove fare razzie. In particolare lo scorso 5 luglio la donna ed un complice, fingendosi marito e moglie, sono entrati in una gioielleria di Arco e, distraendo la commessa, permettevano agli altri due di asportare dalla vetrina semiaperta, attraverso un apposito e complesso "arnese", un collier di oro e diamanti. Stessa tecnica usata precedentemente nel  colpo a Malcesine. Dovranno ora rispondere di furto aggravato con destrezza in concorso. 


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