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UN CONSIGLIO AL CONSIGLIO: l’ars oratoria confonde, la Verità si diffonde

Caro Direttore, la sfiducia è nemica acerrima dello Spirito venuto per imparare a Credere nella sua evoluzione e crescita continua. Ma noi siamo “mamme fiduciose”. Certo, non è facile continuare ad esserlo quando è un figlio a mancare: frutto e radice insieme dell’amore più alto che si possa provare. Vorresti gridare al Mondo il tuo dolore, ma non contro la vita, perché lui, il tuo bambino, è ancora vivo, ma contro chi, giudicandoti incapace di essere madre, te lo ha strappato via, senza nemmeno spiegarti bene perché tu non sia più in grado di custodirlo e crescerlo. Giudizio inconfutabile. Ma di chi? Di persone che riescono a conoscere la profondità della tua anima osservandoti per poche ore: grandi maghi! Di persone che non hanno mai parlato nemmeno un minuto con te e hanno letto parole d’altri su di te, ma ti hanno comunque condannato: grandi visionari! Di persone che sono entrate nella tua casa e, sulla base del tuo arredamento o di ciò che contiene il tuo frigorifero, hanno relazionato a tuo sfavore: esteti di ciò che appare, ma non di ciò che è. E così, se fino a ieri, eri madre, semplice donna che cerca di fare del suo meglio, come da sempre le madri fanno, vieni improvvisamente considerata incapace di esserlo e il tuo tesoro più grande, che correva felice e libero per casa, viene rinchiuso in un forziere: protetto da te, mamma “mostruosa”. Non si nasce madri, lo si diventa, se lo si vuole. Lo si diventa vivendo insieme ai propri figli le esperienze che la vita ti propone; lo si diventa mettendo da parte la propria persona (anche la propria carriera spesso: ma forse questo è un errore, perché la società apprezza la donna che non rinuncia a nulla e la giudica pure un’ottima madre, più della semplice casalinga che, pur laureata, decide di dedicarsi ai figli): ecco, è questo che ti rende madre: uscire dal tuo ego e rivolgere tutte le tue energie all’Altro. Eravamo mute, ma i nostri cuori gridavano giovedì sera, durante la seduta del Consiglio Comunale di Trento. Poche erano le madri e pochi erano i padri seduti su quelle poltrone: tanti “ego sum” e come tali agivano. Una “mamma” degna di tale titolo c’era: il consigliere Gabriella Maffioletti. Lei non parlava per sé ma per tutte noi. Ciò che ha reso davvero triste l’intera discussione sulle tematiche affrontate, di certo impossibili da risolvere in quella sede ma degne d’ascolto e di riflessione da parte di chi ci rappresenta, è stata l’acquisizione da parte nostra della piena consapevolezza che nessuno, se non pochi, ne coglievano il Senso profondo (o forse preferivano fingere di non comprenderlo: la sindrome di Pilato è tremenda, colpisce moltissime persone). Lo scopo di chi presta voce, energie, attimi preziosi del proprio tempo è di certo quello di scuotere gli animi di chi, forse, qualcosa può fare per cambiare un sistema che non funziona; un sistema che spesso viene venduto come fonte d’ausilio ma che risulta essere, in molti casi, pura azione d’accaparramento di tesori altrui, attraverso abusi di potere silenziosi e ben nascosti: i pirati, un tempo, il vessillo lo mostravano, ora si vedono solo gli scheletri chiusi nel buio degli armadi di chi, pur sapendo, tace. L’ars oratoria è di certo un ottimo talento, ma lo è di più l’arte di trasformare la realtà: mutando ciò che la rende realmente mostruosa e indegna di bimbi che nascono per vivere vicino a chi li ama profondamente, anche con il frigorifero semivuoto (un po’ di latte “regalato”, ecco la soluzione! Ma non lo si fa, perché dai centri per l’infanzia e dalle cooperative si munge ben altro!). Per eccellere nella seconda arte non è necessaria né una laurea (consiglieri perché vi scusate per non possederla o per la semplicità del vostro parlato? Il valore di un uomo è ben altro!) né dati statistici (l’amore di una madre non è quantificabile!), basta la coscienza che ognuno di noi possiede da sempre. Un ultimo quesito: chi, come Gabriella Maffioletti, lotta per le famiglie, sottoponendosi a prove d’esame oltremodo difficili (soprattutto se chi giudica si ferma alla superficie) è pazzo o dice il vero? Forse è pazzo, come noi, che ancora crediamo nelle istituzioni. Mamme fiduciose