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Percorsi (ri)costitutenti.

In Parlamento ci si avvia ad affrontare la parte finale del processo di riforma costituzionale. Un processo di riforma inadeguato nel metodo e nella sostanza: perché concentrando il potere sull’esecutivo e riducendo gli spazi di partecipazione democratica disegna una nuova struttura dello Stato a forma piramidale che concentra il potere nelle mani di pochi escludendo i più.

La nuova impostazione istituzionale è la risultante di un processo di revisione che già quella concentrazione ha sperimentato. La compressione del dibattito parlamentare e la riduzione dei diritti al dissenso sono stati il filo rosso che ha condotto l’intero iter costituzionale. E non basta la promessa di una partecipazione popolare ex post, con il referendum confermativo, a sanare questo deficit, perché la Costituzione è un progetto di società che deve trovare condivisione e legittimazione sociale prima dell’inizio del percorso e non dopo.

Per questi motivi si sono immaginati dei percorsi (ri)Costituenti che abbiano la finalità di informare la cittadinanza, di creare una cultura comune che richiami gli obiettivi perseguiti dall’Assemblea costituente quali l’eguaglianza e la giustizia sociale, la tutela delle libertà e dei diritti di tutti.

Per questo sono invitate tutte le forze politiche e sociali interessate a far comprendere che quel progetto politico figlio della Resistenza all’oppressione fascista fu costruito su di un’architettura istituzionale fondata sulla partecipazione democratica, sulla rappresentanza politica, sull’equilibrio tra i poteri.

Tutto questo non solo per prepararsi ad un campagna referendaria per il no alla conferma, ma prima ancora per far comprendere ad una classe politica parlamentare ancora troppo timida che vi è una forte attenzione sociale a che queste riforme, che, così come sono, non devono passare. E che un’alternativa sempre esiste.


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