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Smog in città, Trento una delle più inquinate per biossido di azoto

È quanto emerge dall'ultimo rapporto Legambiente che ha preso in esame la qualità dell'aria in 102 capoluoghi di provincia

Immagine di repertorio

Il 2021 è stato un anno nero per la qualità dell'aria nelle città italiane. Su 102 capoluoghi di provincia analizzati da Mal'Aria di città, l'ultimo rapporto dell'associazione ambientalista Legambiente pubblicato oggi, nessuno è riuscito a rispettare i valori limite suggeriti dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per i tre principali inquinanti atmosferici.

In particolare, sono 17 le città che sforano di più del doppio i valori previsti dall'Oms per le Pm10 (la componente solida e liquida dell’inquinamento atmosferico con diametro inferiore a 10 micron), 11 quelle più inquinate da Pm2,5 (la componente ancora più fine del particolato) e 13 le città con i livelli più alti di NO2 (il biossido d'azoto). Tra queste ultime compare anche la città di Trento.

I valori nel capoluogo trentino

Nel capoluogo trentino, nel 2021 si è registrato un livello medio annuale di 34 microgrammi per metro cubo (μg/mc) di biossido di azoto a fronte di un valore massimo raccomandato dall'Oms pari a 10 μg/mc: uno sforamento di oltre tre volte il limite previsto. Ciò significa, spiega Legambiente, che la provincia trentina dovrà ridurre la propria concentrazione di NO2 del 70%.

Non va meglio per quanto riguarda gli altri due inquinanti: la concentrazione media annuale di Pm10 nel 2021 per il capoluogo è pari a 21μg/mc e richiede una riduzione del 29%, mentre i valori per le Pm2,5 (14μg/mc) andrebbero ridotti del 64%.

Cause e soluzioni

“L’Italia - dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente - deve uscire al più presto dalla logica dell’emergenza e delle scuse che ha caratterizzato gli ultimi decenni fatti di piani, parole, promesse (spesso disattese) e scuse per non prendere decisioni, anche impopolari, per cambiare faccia alle nostre città e abitudini alle persone. L’inquinamento atmosferico deve essere affrontato in maniera trasversale e integrata con azioni efficaci, incisive e durature con misure integrate messe in campo dal governo nazionale, da quelli regionali e comunali. Nell’ambiente urbano i due settori che incidono maggiormente sono la mobilità e il riscaldamento domestico. Un cambio di paradigma è quanto mai necessario a partire proprio da questi due settori”

“Il problema dell’inquinamento atmosferico - aggiunge Andrea Minutolo, responsabile scientifico dell'associazione - non è solo ambientale ma anche, e soprattutto, sanitario". Non solo: nei prossimi mesi l'Italia dovrà rivedere la direttiva europea sulla qualità dell'aria e i propri limiti normativi in funzione dei nuovi limiti Oms. Ciò significa che nei prossimi anni "i limiti suggeriti dall'Oms diventeranno vincolanti anche dal punto di vista legale e il non rispetto degli stessi porterà all’avvio di ulteriori procedure di infrazione per gli Stati membri inadempienti. L’Italia ha al momento attive tre procedure di infrazione per Pm10, Pm2,5 e NO2", conclude Minutolo. 

Di fronte a questo quadro e agli obiettivi di riduzione da raggiungere, l’associazione rilancia le sue proposte in ambito urbano: occorre aumentare il trasporto pubblico elettrico, nuove reti tranviarie, incentivare la mobilità condivisa anche nelle periferie e nei centri minori, realizzare nuove ciclovie e corsie ciclabili, vietare la commercializzazione dei veicoli a combustione interna al 2030. Sul fronte del riscaldamento domestico, per Legambiente serve un piano di riqualificazione energetica dell’edilizia pubblica, con abitazioni a emissioni zero grazie alla capillare diffusione di misure strutturali come il bonus 110%. Infine, sarà necessario abbandonare le caldaie a gasolio, carbone e metano a favore di sistemi più efficienti alimentati da fonti rinnovabili come le pompe di calore elettriche.


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