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Indagine per diffamazione, la famiglia Papi: “Ora giustizia verso chi non ci ha tutelato dagli orsi”

Diciotto persone indagate per diffamazione nei confronti della famiglia Papi

“L’ultima cosa che ci aspettavamo era di ricevere una notizia sull’inchiesta riguardante le diffamazioni nei nostri confronti – commenta Carlo Papi, a nome della famiglia – Ormai, se dobbiamo essere sinceri, non ci pensavamo neanche più ma siamo contenti che, almeno su questo fronte, si sia mosso qualcosa. Le indagini comunque sono ancora in corso e, al momento opportuno, valuteremo l’eventuale costituzione di parte civile. Dispiace constatare però che, a distanza di quasi un anno, la macchina del fango non si è ancora fermata. Continuiamo a ricevere offese gratuite nei confronti della nostra famiglia. Siamo stanchi. Mio figlio non ha fatto nulla di male e non merita tutto questo: stava semplicemente passeggiando nei boschi. Questo accanimento continuo ci sta mettendo a dura prova. Lo abbiamo già detto ma lo ripetiamo: è come se Andrea, l’unica vera vittima di questa storia, venisse ucciso una seconda volta. E noi con lui perché, se per gli altri è una storia tra le storie, per noi, che lo viviamo da genitori, è un dolore che non accenna a diminuire e che anzi ci logora giorno dopo giorno. Ora aspettiamo una vera giustizia in ambito penale, ovviamente nei confronti di coloro che si sono lasciati sfuggire il progetto di re-introduzione dell’orso in Trentino, senza far nulla per tutelarci da questi pericoli”.

Le denunce per diffamazione erano state 21. La Procura, in poco tempo, è riuscita a risalire a 18 persone, ora iscritte nel registro degli indagati. Nel frattempo, si attendono gli sviluppi sull’altra inchiesta.

“Noi, tramite il nostro legale fiduciario, stiamo monitorando l’inchiesta principale, quella che intende far luce sulla morte di Andrea Papi e su eventuali responsabilità penali da parte di terzi – spiega Maurizio Cibien, referente di Giesse Risarcimento Danni per il Trentino – Al momento non ci sono novità. Siamo in attesa della chiusura delle indagini da parte del pubblico ministero, sul cui lavoro riponiamo la massima fiducia”. 


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